In queste settimane stiamo assistendo a uno strano gioco di sponda.
Da un lato la Giunta Polverini e l’assessore all’urbanistica Ciocchetti, responsabili politici dei tagli apportati al progetto di variante presentato dal Comune di Aprilia, per circa il 30% il numero delle abitazioni all’interno delle aree perimetrate.
Dall’altro esponenti politici locali, quali i consiglieri Bencivenni, Izzo e altri, che plaudono all’approvazione della variante e la presentano quasi come se fosse opera loro.
Questi ultimi però, non potendo ignorare i tagli ingiustificati subiti dal progetto iniziale, si ergono a paladini degli interessi dei cittadini danneggiati, rivendicando il loro diritto a opporsi a queste scelte, in qualche modo sollecitandoli a presentare le osservazioni.volte a ottenere il reinserimento delle proprie abitazioni nella variante.
Questo gioco si svolge mentre l’amministrazione comunale sta sviluppando un confronto nelle borgate con l’orientamento che è comunque meglio subire questo sacrificio, piuttosto che rinviare all’infinito l’ approvazione della variante.
Avviene contemporaneamente in questi giorni che la Regione ha approvato due nuove varianti che prevedono la costruzione di un centro commerciale nei pressi di Campo di Carne e l’edificazione di villette nel quartiere Montarelli.
Si tratta di varianti proposte ai tempi in cui i signori sopra citati stavano al governo della città e che insieme ad altre operazioni analoghe, hanno in larga misura coperto gli spazi previsti nel piano regolatore del 1973 e impedito che la variante per le borgate presentata dal Comune, venisse approvata, sia pure depurata delle forzature presenti nella proposta.
E’ giusto che in questa situazione e di fronte a questi fatti, i cittadini chiedano loro che senso e quali prospettive possano avere le loro osservazioni sulla variante, se non iil rischio di bloccare la sua approvazione e rinviarla alle calende greche.
E’ questo che vogliono?
Si dirà che facciamo il processo alle intenzioni, ma pensiamo proprio di si, perché questo riaprirebbe gli spazi per nuove scorrerie a favore di interessi e, vogliamo usare questi termini anche noi, di “poteri forti” che sono ben presenti nella città.
Ci domandiamo allora: ma perché i presidenti dei consorzi dovrebbero sostenere la linea dell’approvazione comunque della variante di fronte ai fatti che abbiamo citato e diventare i parafulmine della rabbia dei cittadini, mentre altri cercano di utilizzare politicamente a loro favore questa situazione ?
E’ un interrogativo al quale in una apposita riunione i consorzi dovrebbero dare risposta e assumere una decisa posizione.
Ci sarebbe però un modo per uscire da queste difficoltà e cioè verificare, in un confronto serrato con l’assessore regionale all’urbanistica, la possibilità rimettere la variante nelle mani del Comitato Tecnico Regionale, per apportare, nell’arco massimo di uno o due mesi, quegli aggiustamenti che i cittadini chiedono, visto che alla favola dei limiti imposti dal piano regolatore del 1973 non crede più nessuno.
I difensori dei cittadini delle borgate dell’ultima ora, che hanno il filo diretto dei rapporti con l’assessore Ciocchetti, se la sentono di fare propria questa proposta?
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